Famiglie abbandonate su Rai 3

Domenica 25 gennaio va in onda “Famiglie abbandonate”, una puntata di Presa Diretta (Raitre, ore 21:45) che racconta l’emergenza delle famiglie italiane in un paese dove ormai, per fare figli, bisogna essere ricchi. I tagli al welfare, i servizi che sono sempre più cari, gli aiuti pubblici che non ci sono. 
Nel corso della puntata sarà trasmessa una intervista ad Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, sul tema degli asili nido nel nostro Paese. Leggi il comunicato stampa

Cittadinanzattiva fa arrestare funzionario regionale per tentata corruzione

Negli scorsi giorni Roberto Crea, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, è stati protagonista di un tentativo di corruzione: un funzionario della Regione Lazio ha chiesto il pagamento di una tangente legata ad un progetto svolto dalla nostra organizzazione. La risposta: immediata denuncia alla GdF e collaborazione per l’arresto del funzionario. Per saperne di più, puoi leggere il nostro comunicato, la notizia pubblicata da diversi quotidiani e presente nella nostra rassegna stampa, una intervista a Crea realizzata da Il Fatto Quotidiano TV  o guardare la sua partecipazione a “Agorà” su Raitre del 20 gennaio (dal minuto 50).

A Torino la prima conferenza sul rapporto fra Sanità e Comunità Locali

Si terrà a Torino in data 12 dicembre, presso la sala riunioni di Federfarma in via Galliari 10/a, l’appuntamento “Prima Conferenza SANITA’ E COMUNITA’ LOCALI” organizzato da Cittadinanzattiva Piemonte, con la partecipazione  di associazioni di pazienti e federazioni di professionisti del settore sanitario. Il tema è quello della valutazione della qualità e della sostenibilità economica dei servizi sanitari negli ambienti locali. L’attenzione è centrata sulla partecipazione delle comunità e delle risorse culturali, civiche professionali. Leggi il programma.

Il 10 dicembre in silenzio contro la Tortura

Le associazioni Cittadinanzattiva, Antigone, Amnesty International ed Arci promuovono, in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, un’iniziativa dal titolo “In silenzio contro la tortura” per chiedere una legge per l’introduzione del reato di tortura. Il 10 dicembre si svolgerà una conferenza stampa alla Camera a cui sono stati invitati i deputati della Commissione Giustizia e tante altre associazioni e verrà osservato un minuto di silenzio. Diffondi anche tu l’iniziativa guarda il servizio di approfondimento del Tg2.

Alla stazione ferroviaria di Alessandria

Da quanto tempo si parla e ci si lamenta sull’accessibilità della stazione ferroviaria di Alessandria? Alcuni anni fa la stazione è stata rifatta e durante i lavori è stato creato anche il posto per gli ascensori che permetterebbero di raggiungere con facilità tutti i binari ma gli ascensori non sono mai stati posizionati, perché? Sono ricominciati i lavori e chissà quando saranno finiti…. Chissà quando saranno utilizzabili gli ascensori dai viaggiatori. Gli ascensori non serviranno solo alle persone con disabilità ma anche alle famiglie con bambini piccoli con passeggino e carrozzina, agli anziani o più semplicemente a chi ha una valigia pesante o una gamba ingessata. Qui di seguito la segnalazione su “La sicurezza dei “diversamente abili” (e dei loro accompagnatori) nelle stazioni italiane…” che Anima Blu ha pubblicato sul suo blog. Un’esperienza accaduta alla stazione di Alessandria:

alessandria-cartello-stazioneOggi vi voglio raccontare dell’ultima, ennesima, disavventura capitatami con Rfi – Rete Ferroviaria Italiana. Il motivo per cui ve la racconto non sta tanto nel denunciare il singolo episodio che mi è accaduto (su queste cose, ormai, ci ho fatto il “callo”…), ma bensì per portare all’attenzione di tutti un’ingiustizia e una possibile “situazione di grave pericolo”.

Andiamo con ordine… Sabato 8 novembre 2014 sono arrivato nella stazione di Alessandria con il treno Frecciabianca 9824 delle ore 20.43. Faccio una premessa: la stazione di Alessandria, da sempre, è sprovvista di qualsivoglia ascensore o montascale (sono in corso, da non so quanti anni, i lavori per la messa in funzione degli stessi…). Questo significa che ogni qualvolta un treno non arrivi sul primo binario (i treni a lunga percorrenza non ci arrivano praticamente mai…), la persona in carrozzina sia costretta ad attraversare le rotaie. E’ l’unica soluzione. Non ce ne sono altre. L’attraversamento dei binari viene effettuato dalla persona in carrozzina, con due operatori della cooperativa dedita all’assistenza (addetti alle pulizie reimpiegati, all’occorrenza, per questo ruolo… Solo nelle città in cui c’è grande affluenza – Roma, Milano, Torino, eccetera -, e in cui fra l’altro non ci sono particolari problemi di barriere architettoniche, c’è personale dedicato esclusivamente all’assistenza disabili) più un responsabile della movimentazione ferroviaria (un “dirigente”, come viene chiamato in gergo…). Fino all’altro giorno, inoltre, ha SEMPRE attraversato con me mia moglie Cinzia.

Altra premessa: ad Alessandria ci sono arrivato e partito innumerevoli volte. Oltre ad aver vissuto nelle vicinanze per svariati anni (in Monferrato), continuo ad andarci con regolarità e frequenza (i miei genitori vivono ancora lì…). Perciò, conosco bene la situazione… Affermo, quindi, con la massima tranquillità e certezza che mia moglie (o, comunque, gli altri miei accompagnatori) hanno SEMPRE attraversato con me sui binari. Tutto questo, come dicevamo, fino all’altro giorno… Infatti, sabato 8, ho improvvisamente scoperto che l’accompagnatore non poteva più attraversare. Sono cambiate le regole, direte voi. No. Infatti, a mia precisa domanda, il responsabile della movimentazione ferroviaria (il “dirigente”…) ha affermato che la regola c’è sempre stata e ha NEGATO CATEGORICAMENTE che io possa aver mai attraversato con mia moglie. “Nessun dirigente può averle dato il permesso di passare sui binari. L’accompagnatore, infatti, non è coperto dall’assicurazione… Nella malaugurata ipotesi capiti qualcosa, io rischio il mio posto di lavoro (e così tutti gli altri miei colleghi…)”… Queste le sue parole. Peccato non fosse assolutamente vero. Ho SEMPRE attraversato con l’accompagnatore, sotto la supervisione ed il consenso di svariati “responsabili” (le stesse operatrici della cooperativa, sul momento, hanno ammesso fosse vero…).

A quel punto, di fronte alla situazione surreale che ci trovavamo di fronte, mia moglie si è rifiutata di fare il sottopassaggio e di lasciarmi da solo (a fare, oltretutto, una cosa molto pericolosa che non avevo mai fatto prima senza di lei. Di notte, per giunta…). Il dirigente, allora, ha detto di esser costretto a chiamare la Polfer – Polizia Ferroviaria. “La chiami pure… Non c’è nessun problema!”, gli abbiamo risposto noi. Così ha fatto… Dopo pochi minuti, sono arrivati tre agenti (se fosse sceso Provenzano, ci sarebbe stata meno gente…). Il maresciallo, una volta compresa la situazione, ha dato immediatamente il consenso all’attraversamento. Tutto a posto, direte voi. Per niente. Infatti, nel mentre avevamo GIA’ attraversato una parte di binari, è arrivata un’altra dirigente (un “superiore”…) che urlando ha bloccato mia moglie. Tutto questo mentre ERAVAMO IN MEZZO ALLE ROTAIE. A quel punto, notando che stava per iniziare una discussione fra il maresciallo e la dirigente, ed avvertendo una forte situazione di pericolo, Cinzia è tornata indietro e ha fatto il sottopasso (dopo, naturalmente, avermi visto attraversare…). Questa la narrazione di quanto accaduto. A ciò aggiungo che, una volta giunti in stazione, il maresciallo (senza alcuna sollecitazione da parte mia) ha detto di aver assistito con i suoi occhi ai miei attraversamenti precedenti. Davanti ai due dirigenti Rfi (i quali, di fronte a lui, non hanno ribattuto nulla), ha detto: “L’ho sempre vista attraversare, con la sua accompagnatrice”.

Alla luce dei fatti accaduti, ho alcune domande che rivolgo a chi di competenza.

  1. E’ normale quanto è accaduto? E’ stato lecito il comportamento della dirigente che ci ha bloccato in mezzo ai binari, infischiandosene del potenziale pericolo e del consenso dato dal maresciallo della Polfer all’attraversamento? E ancora: chi comanda in una Stazione, di fronte a situazioni del genere? Perché il primo dirigente ha chiamato la Polfer per risolvere il problema, se poi la decisione della stessa non ha contato nulla?
  2. Dal momento che l’attraversamento sui binari è talmente pericoloso per l’accompagnatore (tanto da esser bloccati in mezzo agli stessi, nonostante la supervisione di ben tre agenti della Polizia), e dal momento che questa regola c’è sempre stata, cosa vogliamo fare con tutti gli altri dirigenti che ci hanno sempre fatto attraversare? A questo punto, dovrebbero essere licenziati tutti! Infatti, alla luce di quanto accaduto, e secondo quanto prospettato dagli stessi responsabili Rfi, hanno messo in serio pericolo la sicurezza e la tutela di mia moglie… Se non conoscevano la regola, è grave. Se la conoscevano, e non l’hanno fatta rispettare, è ancora più grave. Quindi, cosa vogliamo fare? Potrebbe apparire esagerato chiederne il licenziamento. Tuttavia, non è così. E’ lo stesso dirigente Rfi che, sabato, ha prospettato la perdita del lavoro come possibile pena (“se la faccio attraversare, rischio il posto…”).

Queste sono le domande riguardo l’episodio specifico che mi è capitato. Poi, come sempre, ci sono le situazioni generali da cui scaturiscono i “misfatti”. In questo caso, è la “regola” che impedisce all’accompagnatore di attraversare. Domanda: esiste davvero questa norma? Se sì, è così rigida, oppure la dirigente di Alessandria ha esagerato? Permettetemi di dire che se esiste davvero, nelle forme che abbiamo conosciuto l’ultima volta, è semplicemente VERGOGNOSA. La persona in carrozzina non solo viene “umiliata” dalla totale mancanza di ascensori (costretta ad attraversare i binari, con una notevole perdita di tempo e fatica), ma viene anche “vessata” nel non poter avere accanto la propria persona di fiducia. Rete Ferroviaria Italiana (o chi per lei…) non solo non rispetta le Leggi italiane ed europee in merito all’accessibilità, ma crea anche inutili e dannosi disagi ai cittadini in difficoltà. Tutto questo, perché? Semplicemente per non estendere la copertura assicurativa anche agli accompagnatori? Sì, perché di questo si tratta. E’ solo una questione di soldi, come sempre. L’aspetto incredibile è che, al momento della prenotazione, Rfi vuole sapere nome e cognome dell’accompagnatore e addirittura il “ruolo” (madre, padre, moglie, eccetera)… Ma come? Gli interessano vita/morte/miracoli di chi mi accompagna (una pratica che ho sempre trovato alquanto stupida), e poi nel momento di maggiore difficoltà e delicatezza lo caccia via?

Sì, perché questo è l’altro aspetto che mi lascia perplesso: la sicurezza del “diversamente abile” nel momento dell’attraversamento dei binari. Partendo dal principio che Alessandria non è l’unica stazione ad avere questo problema (viaggio spesso per lavoro, e ne ho viste parecchie), e che l’accompagnatore non può essere presente, chi si occupa della persona in carrozzina nell’eventualità dovesse accadere qualcosa? Si spera, naturalmente, non succeda mai nulla. Tuttavia, è un’ipotesi da prendere in considerazione. A domanda precisa, mi è stato risposto che la responsabilità è degli operatori incaricati dell’assistenza. Che dire… Immagino che, di fronte a problemi gravi (ribaltamento di una carrozzina, ecc…), si richiederebbe l’intervento di personale medico (non credo, infatti, che gli addetti alle pulizie possano essere minimamente formati per prestare una giusta assistenza “fisica” a TUTTE le forme di disabilità. Ci sono persone che, se toccate in modo errato, possono addirittura subire danni letali). Tuttavia, vivere un momento così terribile senza accanto la propria persona di fiducia, potrebbe essere psicologicamente DEVASTANTE (per un disabile, come per chiunque altro…). Le difficoltà non scomparirebbero nemmeno dinnanzi a problemi “minori” (anzi…). Come affronterebbero, ad esempio, un guasto tecnico della carrozzina elettronica? Sposterebbero la stessa di peso? Alcune sedie pesano un centinaio di chili. Per sollevare la mia, ad esempio, ci vogliono almeno tre uomini… L’altra sera erano due operatrici!? Immaginatevi tutto questo trasportato in mezzo ai binari, di notte. L’ansia, lo spavento, eccetera…

Certo… Non sarebbe facile nemmeno se ci fosse l’accompagnatore. E’ indubbio, però, che una persona che ti conosce sa come muoversi. Sa come prenderti, sollevarti… Conosce la carrozzina (certamente più di due operatori che vedi da neanche cinque minuti…). Soprattutto, è fonte di tranquillità e sicurezza per tutti. Perché, allora, privarsene? Per non estendere una copertura assicurativa, o non far spostare l’arrivo di un treno sul primo binario (ove questo fosse possibile)? Forse Rfi non si rende nemmeno conto dei possibili guai in cui si caccia da sola.

Questi sono i dubbi che rivolgo all’opinione pubblica, e a chi di competenza. Mi aspetto delle risposte in merito.

Concludo dicendo che qualche avvocato (o associazione di consumatori) dovrebbe forse andare anche a controllare i contratti fra Rfi e le cooperative in appalto. Non vorrei mai che, nella malaugurata ipotesi capitasse qualcosa, cominciassero a scaricarsi le responsabilità (“sì, ma il comma dell’articolo … , del paragrafo … , prevede che….”). Si sa come funzionano le cose in Italia. Finché non succede nulla, si va tutti d’accordo nel fare cose che non si dovrebbero nemmeno pensare. Poi, appena succede qualcosa, non è mai colpa di nessuno…    Anima Blu

22-30 novembre: Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

Al via la Settimana europea per la Riduzione dei Rifiuti. Cittadinanzattiva scende nelle piazze italiane con iniziative simboliche e di sensibilizzazione per promuovere l’importanza della partecipazione civica in tema di gestione dei rifiuti. Da lunedì sarà disponibile il dossier rifiuti 2014 sui costi delle tariffe provincia per provincia. Per approfondire

Il Piemonte dice addio al pap-test, d’ora in poi lo screening si fa con l’esame del Dna

Piemonte prima regione in Italia: il test Hpv manda in pensione il vecchio prelievo. “Il nuovo permetterà di ridurre del 60-70 per cento l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero”

Partito, in Piemonte, lo screening del tumore al collo dell’utero con il test Hpv che manderà in pensione il pap test. Quattro dipartimenti piemontesi di screening dei tumori (Torino, Moncalieri, Ivrea ed Orbassano-Val di Susa) hanno avviato l’utilizzo del nuovo test ed altri 4 (Novara, Vercelli-Biella, Asti e Alessandria) inizieranno entro fine anno. Il nuovo test è in grado di rilevare l’eventuale presenza del Dna dei ceppi del papilloma-virus ad alto rischio per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero. Permetterà di ridurre del 60-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con Pap test. Un dato – questo – dimostrato da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet, che ha valutato su larga scala l’effetto dello screening basato sul test Hpv rispetto a quello basato sul Pap test nel prevenire tumori invasivi. Studio che «La Stampa» aveva anticipato, condotto di un’équipe internazionale di ricercatori guidata dal dottor Guglielmo Ronco, del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (Cpo Piemonte) della Città della Salute di Torino

Per motivi organizzativi, il passaggio al test Hpv avverrà nell’arco di cinque anni. Riguarderà tutte le donne residenti in Piemonte di età compresa tra i 30 e i 64 anni. Il programma di screening inviterà quindi sempre meno donne a fare il Pap test e sempre più donne a sottoporsi a quello Hpv, fino a che tutte saranno passate alla nuova metodica di indagine. «Per ragioni di equità – spiegano i responsabili dello screening – si utilizzerà un criterio casuale di invito per suddividere le donne tra chi farà il test Hpv subito e chi lo farà successivamente».  Il pap test non perderà completamente la sua validità. «Nelle donne più giovani, fra i 25 e i 29 anni – spiegano gli specialisti – il test Hpv rileva infatti molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, con un elevato rischio di esami e trattamenti inutili». Per questa ragione chi ha meno di 30 anni continuerà a essere sottoposta a Pap test.  Ogni anno, attraverso lo screening, vengono individuate circa 450 lesioni pre-invasive. Nella maggioranza dei casi il trattamento è molto limitato (distruzione o piccola asportazione della lesione, spesso addirittura ambulatoriale) con conservazione della capacità riproduttiva. Il programma di screening ha dimostrato di fornire una protezione molto elevata. Il rischio di tumore invasivo del collo dell’utero è risultato ridotto dell’80 per cento in chi si sottopone agli screening rispetto a chi non aderisce.

La Stampa – 31 ottobre 2014

Contro le mafie l’arma della trasparenza e il ruolo attivo dei cittadini

Dal 23 al 26 ottobre a Roma si sono svolti gli Stati generali dell’antimafia, Libera ha chiamato a raccolta i cittadini, le associazioni e i movimenti, le realtà della cooperazione e del sociale, i rappresentanti del mondo della scuola e dell’università, i rappresentanti della politiche e delle istituzioni per fare il punto sullo stato della lotta alla corruzione e alle mafie nel nostro Paese. Contromafie, questo il nome simbolico dell’iniziativa, ha rappresentato un luogo di incontro, di scambio di esperienze e di costruzione  da parte di tutti coloro che in modi  e con ruoli diversi si impegnano quotidianamente nel contrastare le mafie, di qualunque tipo esse siano e qualunque sia la “faccia” di chi le mette in atto.

Cittadinanzattiva ha aderito e partecipato ai lavori di Contromafie nella convinzione che un reale contrasto alla corruzione e agli illeciti debba necessariamente partire dal basso, dai cittadini attivi che insieme  hanno il dovere di contrastare le mafie. Leggi tutto

Classifica dei Sistemi Sanitari: per Bloomberg Italia al terzo posto

front5634694La valutazione è stata effettuata dall’agenzia statunitense Bloomberg considerando i paesi con popolazione superiore ai 5 milioni e con aspettativa di vita di almeno 70 anni. Singapore e Hong Kong alle prime posizioni, Italia al terzo posto (comunque prima in Europa) con un’aspettativa di vita di 82 anni e una spesa pro capite pari al 9% del Pil.

I dettagli si trovano nell’articolo e nella lista, accessibile all’apposito link.